Gli studenti incontrano la ministra della Giustizia Marta Cartabia

L’11 ottobre 2021, alle ore 9.30 in diretta dal Centro Asteria la conferenza con la Ministra della giustizia Marta Cartabia, dedicata alle scuole secondarie di I e di II grado di tutta Italia, a cui hanno aderito 58 mila studenti, tra cui quelli della 5A del Liceo Scientifico opzione Scienze Applicate. 

L’introduzione dell’insegnamento di Educazione Civica all’interno dei programmi di studio delle scuole secondarie di I e di II grado rappresenta l’occasione per avviare con i giovani un percorso che conduca a una maggiore consapevolezza e responsabilità sui temi legati alla giustizia, individuali e comunitari; argomenti, quelli coinvolti, che trovano applicazione nella concretezza della quotidianità. 

Anche la nostra scuola ha partecipato con le classi quarta e quinta liceo delle scienze applicate e queste sono alcune valutazioni dei ragazzi di quinta.

Le leggi sono sempre giuste?
L’incontro con la Ministra Marta Cartabia ha avuto forma di un dibattito aperto, iniziato con un intervento parlando della tragedia greca Eumenidi di Eschilo, e in particolare sull'intervento di Atena e sulla creazione del primo tribunale. In questa storia si capisce come, come ha fatto notare la Ministra, l’ingiustizia che fa crescere in noi una reazione incontenibile di vendetta, di dover agire; spesso però, non capaci di aggiustare ciò che è stato rotto con l’ingiustizia, si crea soltanto altra iniquità ripetendo il male subito.

Dopo la sua introduzione la ministra Cartabia ha risposto a delle domande degli studenti.

Ha affermato che i nostri padri costituenti sarebbero stati indubbiamente soddisfatti della nostra situazione attuale, considerati i grandi progressi fatti dal dopoguerra, ma ha anche sostenuto che non si sarebbero fermati toccati gli obiettivi che abbiamo raggiunto oggi. 

Un esempio che è stato discusso è la legge che era in vigore fino a sessant’anni fa che impediva alle donne di svolgere funzioni giurisdizionali. Questa legge era valida quando la Costituzione era già presente e dichiarava che “tutti sono uguali davanti alla legge”.

Come è evidente nell’esempio riportato, le leggi possono essere sbagliate o, peggio, ingiuste: come nel caso delle leggi razziali. Questo perché la ragione cerca sempre di indirizzarci verso la giustizia e verso una società onesta, ma l’errore umano è sempre da tenere in considerazione come possibilità. Per vigilare e correggere gli errori che l’uomo può commettere nel formare delle leggi ci sono delle istituzioni apposite, esse sono le Corti Costituzionali. 

La ministra ha poi, in seguito a una domanda, spostato lo sguardo sulle istituzioni. Anche i corpi istituzionali possono commettere errori, questi errori però vengono spesso generalizzati e vengono guardate tutte le istituzioni con lo stesso riguardo: quando un’istituzione commette un errore anche il resto viene condannato. Cartabia cercava di far capire come bisogna imparare a giudicare e a distinguere, a non travolgere il generale quando il problema si trova solo nel singolo.

Esiste il giusto e lo sbagliato?
Marta Cartabia ha anche esposto la propria idea riguardo al fatto che non esistono solo giusto e sbagliato, ma di quante sfumature e sfaccettature ci siano. Ha espresso come sia normale nel corso di un processo, ma anche nel corso della vita di tutti i giorni, cambiare idea. Si affronta anche il concetto di bilanciamento dei valori: tutti i principi costituzionali devono sempre andare d’accordo, anche a costo di sacrificarsi leggermente l’un l’altro. L’importante è non privarsi di un valore per avvantaggiare un altro, ma di imparare a sacrificare solo una piccola parte di tutti i valori, in modo equo.

Il problema della durata dei processi in Italia
È stato esaminato anche il problema della lunga durata dei processi. L’attesa prima di un verdetto viene infatti vista come una prolunga della sofferenza, tutti hanno il diritto di avere un processo che si concluda in tempi ragionevoli ed è compito dello stato migliorare questa situazione. Il compito della pena assegnata poi è quello di garantire più sicurezza alla società, facilitare il lavoro di garantisce la sicurezza e, più di tutto, dare una seconda possibilità al condannato di riconoscere il proprio sbaglio e avere l’opportunità di ricominciare. 

Che cosa possiamo imparare dai greci: le Eumenidi di Eschilo
La discussione che si è svolta l’11 ottobre con la Ministra Cartabia è stata molto interessante. Gli argomenti di cui abbiamo trattato sono principalmente incentrati sull’ingiustizia sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista politico. Nello specifico, l’argomento che più mi ha convinto, tra quelli proposti dalla Ministra, è quello  narrato nella tragedia greca Eumenidi di Eschilo, contenuta nella celebre trilogia dell’Orestea. La trama di questa vicenda ci insegna che il dolore arrecato dalla perdita di una persona amata è oggetto di dolore ma non di vendetta, poiché se avvenuta, la vendetta, porterà solamente altro dolore e altro desiderio di rivendicare la propria perdita. Nella storia compare la figura di Atene che ha il ruolo di decidere della sorte di Oreste (colui che uccise la madre a causa della morte del padre, da lei provocata), non sapendo cosa scegliere decide di presidiare una giuria composta da 12 uomini (così nasce il primo tribunale). Oreste confessa di aver ucciso la madre, giustificandosi di averla uccisa secondo giustizia. Questa affermazione viene però “smontata” poiché anche la madre fece tale gesto secondo giustizia. Alla fine della vicenda Oreste viene assolto dal suo gesto per parità di voti.

Marco Sharkawy 5A LSSA

La vendetta non serve a nulla
Data la mia assenza all'incontro online con la ministra Marta Cartabia, ho guardato la registrazione  del video e mi è piaciuto molto il discorso sul fatto del farsi giustizia da soli, nel quale spiega come la vendetta fatta da soli non serve a niente in quanto il torto subito non verrà colmato in alcun modo anzi la persona non si sentirà bene con se stessa.

Daniele Buoncore 5A LSSA

L’articolo 3 della Costituzione sull’uguaglianza è stato realizzato oggi?
Alle numerose domande poste alla Ministra dai ragazzi di altri licei, ha cercato di rispondere ma in particolare una sua dichiarazione mi ha colpito fortemente. 

Prima di tutto la domanda è la seguente: "Nel corso degli anni di vita repubblicana enormi passi sono stati fatti per rimuovere gli ostacoli alla piena uguaglianza dei cittadini come prescritto dall'articolo 3 della costituzione. Secondo lei, i nostri padri costituenti sarebbero soddisfatti dei progressi fatti in questa direzione e dell'Italia attuale?"

Riguardo a questa domanda la Ministra dichiara che i padri costituenti sarebbero soddisfatti dei progressi fatti finora, ma non si sarebbero mai fermati. 

Continua poi il discorso elencando i numerosi progressi fatti nella storia in diversi ambiti: nell'educazione, nella prosperità sociale, nel benessere, nel servizio sanitario, nei trasporti… ma nonostante tutti questi progressi le disuguaglianze permangono. Conclude infine dicendo che il principio dell'uguaglianza è una meta che deve essere raggiunta ad ogni costo. 

È proprio quest'ultima parte che mi ha portato più a ragionare. Se fossi stata uno dei padri costituenti, personalmente sarei stata più che soddisfatta della strada compiuta fino ad oggi nella società. Ma ho sempre pensato che la vera e propria uguaglianza sia impossibile da raggiungere. 

L'atteggiamento deciso della Ministra però mi ha dato più fiducia del futuro. C'è effettivamente molta più uguaglianza al giorno d'oggi davanti alla legge, e in ogni altro suo aspetto, e forse un giorno davvero potremo arrivare ad una completa uguaglianza nell'umanità. Sembra un cammino estremamente lungo, ma come mi ha fatto notare la Ministra, guardando al passato la strada compiuta possiamo vedere anche un cambiamento enorme. Questo progresso ci sta quindi portando alla ricerca di un continuo miglioramento, finché finalmente raggiungeremo tutti insieme la meta sperata, l'uguaglianza vera e propria.

Veronica Cascella 5A LSSA

Come rispondere al bisogno di vendetta
Ho trovato molto interessante la discussione svoltasi l’11 ottobre, dal momento che parla di argomenti riguardanti diritto, materia che non trattiamo a scuola. Credo sia stato molto istruttivo ascoltare la ministra Marta Cartabia rispondere alle numerose domande che le sono state rivolte:, che toccavano temi tra cui la pena di morte ancora in vigore in pochi paesi del mondo e la Costituzione. Ma l’argomento che ho trovato particolarmente interessante è stato quello della tragedia greca Eumenidi contenuta nell’ultima parte dell’Orestea di Eschilo, racconto basato “sull’ingiustizia” all’interno di una famiglia, quella di Agamennone, il quale prima di partire contro Troia uccide sua figlia per avere i venti propizi. La madre tuttavia non accetta questo sacrificio e anni dopo, quando il marito torna dalla guerra, mette in scena una grande accoglienza, programmata affinché la donna possa ucciderlo. Ciò scatena la rabbia del figlio, che uccide la madre. Raccontandoci questo mito, la ministra ha introdotto l’argomento dell’ingiustizia, che spesso porta a voler vendicare autonomamente del torto subito, senza aspettare che la giustizia faccia il suo corso. Questa strada però non è nemmeno da tenere in considerazione, come disse il Mahatma Gandhi, “Occhio per occhio fa sì che si finisca con l’avere l’intero mondo cieco”.

Alyssa Muscolino e Kalifa Laraibi 5A LSSA

Libertà e giustizia: concetti contrapposti o complementari?
La ministra, nel suo intervento, ha trattato dei vari aspetti della giustizia, non solo di quelli teorici, come il suo significato, ma anche di quelli pratici che riguardano la vita di tutti i giorni: come il dilagare della delinquenza, le vaccinazioni,… 

Nel suo discorso, la frase che mi ha soprattutto colpito è stata: "Le ingiustizie sono alla base della storia della giustizia umana". Questo mi ha fatto pensare su come sia difficile realizzare la giustizia, infatti, nonostante le numerose leggi ed i lunghi processi celebrati, sembra quasi che essa sia ancora incompiuta.

Tutti noi viviamo, infatti, ancora esperienze d’ingiustizia! 

Ancora oggi, come ai tempi dei Sumeri e dei Babilonesi, a fronte d’ingiustizie, la nostra prima reazione è quella di ritornare il male che abbiamo subito. 

Occhio per occhio, dente per dente. La legge del taglione sembra sempre essere una buona soluzione, ma così facendo continuiamo a creare faide, conflitti, dissidi e lotte insanabili che, poco a poco, distruggono noi stessi e la nostra società. 

Adesso, la novità di questi ultimi anni è che siamo riusciti, grazie alla tecnologia, a portare violenza, odio… anche sui ‘social’ il nostro nuovo mezzo di ‘comunicare’.

C’è quindi forte più che mai il bisogno di giustizia. 

Di un terzo parte imparziale, capace di dialogare, di ricomporre situazioni critiche, di trovare punti di sintesi, tra pensieri ed esigenze diverse. Di uomini e donne capaci, soprattutto, di tutelare i diritti dei più deboli.

È anche vero che, nel praticarla, la giustizia talvolta si contrappone ad alcuni aspetti della nostra vita. 

Al proposito, la ministra si è soffermata sui concetti di libertà e giustizia: sono contrapposti o complementari? 

Per quanto difficile, - ha detto la ministra - bisogna sempre sforzarsi affinché i diritti della costituzione vengano sempre vissuti ‘insieme’ anche a costo di limitarli un poco pur di raggiungere un bene superiore. 

Questo è un tema d’attualità, soprattutto ai giorni nostri di pandemia. 

Infatti, le domande che sentiamo spesso oggi fare e che ci facciamo tutti, sono: è più importante la salute o la libertà? Meglio proteggersi in casa oppure uscire e godersi le proprie libertà? La risposta è stata che ci sono sempre delle priorità nella vita e che dobbiamo sacrificare qualcosa per poter ottenere un qualcosa di più importante. 

"Le ingiustizie sono alla base della storia della giustizia umana" sempre questa frase della ministra mi ha fatto soffermare e riflettere su un altro concetto molto importante ed è il rapporto tra equità e ugualianza.

Qual è la differenza tra di loro? 

Uguaglianza significa dare a tutti la stessa cosa, avere gli stessi diritti e doveri, ma questo non basta perché non annulla le differenze. Per questo serve l’equità che, invece, mira a garantire a tutti le stesse opportunità ma tenendo conto sempre delle differenze. Quindi l’uguaglianza degli uomini deve realizzarsi nel rispetto delle loro diversità. Purtroppo questa diversità non sempre è accolta nella nostra società come si vede bene nella questione della parità di genere nei posti di lavoro. C’è ancora molto da fare. Ricordiamoci però, sempre, che i cambiamenti più forti sono anche quelli più graduali.

Yara Faramawy 5A LSSA

Il problema dell'ingiustizia delle leggi
La discussione che mi ha colpito di più è stata quella sull’ingiustizia delle leggi. In ogni epoca le leggi sono viste come qualcosa di inderogabile perché giuste per definizione, perché “la legge è legge”. Ci sono dei casi evidenti, come quelli che sono stati evidenziati durante l’incontro con la Ministra della Giustizia, in cui obbedire a una legge significa anche creare dell’ingiustizia verso altre persone. Con questi sbagli si nota che l’errore umano è sempre presente, anche se le cose si fanno credendo di fare del bene. Solo grazie al progresso umano e del nostro pensiero ci si può sempre più avvicinare all’equità, senza mai accontentarsi della propria posizione attuale. 

La giustizia consiste nella lealtà reciproca tra le persone di una società e nella comunicazione. L’idea di giustizia in tutte le norme e riforme è quella di arrivare a risanare i conflitti ed evitare che essi, che sono inevitabili, diventino dissidi insanabili o guerre distruttive per noi stessi prima ancora che per l’altro.

Come sottolinea la Ministra Marta Cartabia: nessuno potrà mai dire di aver compiutamente realizzato il disegno costituzionale, ma l’importante è avere una meta verso cui muoversi.

Caterina Loretoni 5A LSSA