Olimpiadi di Filosofia 2024/2025
Per il settimano anno, l’IIS Lagrange ha partecipato al Campionato di Filosofia, arrivato alla XXXIV edizione e organizzata dalla Società Filosofica Italiana (SFI), a cui hanno partecipato 36 studenti.
Che cosa è il Campionato di Filosofia
L'Olimpiade di Filosofia è un progetto di valorizzazione delle eccellenze, riconosciuto dal MIUR, nell’ambito delle Programma annuale per la valorizzazione delle eccellenze (circolare 1 del 10 settembre 2019 e dal decreto ministeriale 541 del 18 giugno 2019).
Componenti
La commissione di organizzazione e di valutazione era composta dai docenti di Storia e Filosofia dell’istituto, Sara Brivio, Bruna Gherner, Simone Elia e Giannantonio Alfano, e dalla docente di Inglese Monica Redaelli.
Vincitori
La sezione in italiano è stata vinta da Edoardo Fontana di 4BLSA e Michele Bornago 5ALSA. La sezione in inglese è stata vinta da Alice Gambarin e da Christian Terrani di 5ALSS.
Complimenti a tutti per l'entusiasmo in questa fase di istituto, che vi ha visti lavorare con grande impegno e passione, in una giornata tutta dedicata alla filosofia. Complimenti in particolare ai numerosi ragazzi di terza e quarta, che hanno aderito numerosi e con grande entusiasmo, nonostante siate all'inizio del vostro percorso filosofico. Speriamo di rivedervi al prossimo Campionato.
Tracce
XXXII CAMPIONATO DI FILOSOFIA 2025 - FASE DI ISTITUTO
Traccia 1: Ambito teoretico-gnoseologico
La vita umana non è possibile senza una fede, vuoi ingenua vuoi criticamente ottenuta, nel senso assoluto, nel senso totale dell’universo, dell’ente, della vita, della storia. Là dove la vita umana si trova di fronte l’assoluta insensatezza, non le resta che capitolare e arrendersi. La vita è possibile soltanto come illusione di un senso totale, illusione che in certe esperienze si mostra appunto come tale. Anche la verità di conseguenza si presenterebbe come qualcosa di sostanzialmente ostile alla vita.
J. Patocka, Saggi eretici sulla filosofia della storia (1975)
Traccia 2: Ambito politico
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Callicle: Come può essere felice un uomo che sia schiavo di qualcuno? In tutta franchezza, il comportamento giusto e bello per natura si riduce a questo: chi vuol vivere bene deve lasciare che i suoi desideri crescano a dismisura, senza frenarli, e poi deve essere abbastanza coraggioso e intelligente da realizzarli, per grandi che siano; deve soddisfare qualunque capriccio gli salti in testa. La gente vorrebbe domare quegli uomini che hanno doti naturali superiori; siccome loro non sono capaci di soddisfare i loro piaceri, predicano la temperanza e la giustizia. Tutto perché sono dei mezzi uomini.
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Socrate: Allora sbagliano quelli che dicono che è felice chi non sente il bisogno di nulla?
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Callicle: A questa stregua, sarebbero felici anche i sassi e i morti.
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Socrate: Supponi adesso due uomini di cui uno abbia vasi sani e dopo averli riempiti non debba più pensare a rifornirli; l’altro ha anche lui dei liquidi preziosi, solo che ha vasi guasti e pieni di buchi ed è costretto a rabboccarli continuamente, giorno e notte. In queste condizioni, ti pare che la vita dell’uomo dissoluto sia più felice di quella dell’uomo temperante?
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Callicle: Non mi persuadi, Socrate. Quel tale che ha riempito i vasi una volta per tutte, poi non prova più nessun piacere. È come ti dicevo prima: una volta che li hai riempiti, poi vivi come un sasso, senza godere e senza soffrire. E invece il piacere della vita consiste in questo, in un flusso continuo di beni.
Socrate: Ma allora altro che la vita di un sasso o di un morto! È la vita di un piccione, quella che descrivi! Di’ un po’: la vita che ti piace consiste nell’aver fame e nel mangiare per soddisfare la fame?
Platone, Gorgia (386 a.c. circa)
Traccia 3: Ambito etico
Noi vogliamo sapere in virtù di qual ragione ci siamo decisi e troviamo che ci siamo decisi senza ragione, fors’anche contro ogni ragione. Ma proprio questa è, in certi casi, la migliore delle ragioni. Poiché l’azione compiuta non esprime più, allora, questa o quell’idea superficiale, quasi estranea a noi, distinta e facilmente esprimibile, ma risponde all’insieme dei nostri sentimenti, dei nostri pensieri e delle nostre aspirazioni più intime, a quella concezione particolare della vita che è l’equivalente di tutta la nostra esperienza passata, insomma, alla nostra idea personale della felicità e dell’onore. Pertanto si sbaglia quando, per dimostrare che l’uomo è capace di agire senza motivo, se ne cercano gli esempi in circostanze ordinarie, e perfino indifferenti, della vita. Non sarà difficile mostrare che quelle azioni insignificanti sono legate a qualche motivo determinante. Invece proprio nelle circostanze solenni, quando è in gioco il concetto che daremo di noi agli altri, e soprattutto a noi stessi, noi scegliamo senza riguardo a ciò che s’è convenuto di chiamare un motivo: e questa assenza d’ogni ragione tangibile è tanto più evidente, quanto più profondamente noi siamo liberi.
H. Bergson, Saggio sui dati immediati della coscienza (1889)
Traccia 4: Ambito estetico
“Il pittore si dà con il suo corpo". E in effetti non si vede come uno Spirito potrebbe dipingere. È prestando il suo corpo al mondo che il pittore trasforma il mondo in pittura. Visibile e mobile, il mio corpo è annoverabile tra le cose, è una di esse, è preso nel tessuto del mondo e la sua coesione è quella di una cosa. Ma poiché vede e si muove, tiene le cose intorno a sé, esse sono un suo annesso, sono incrostate nella sua carne, fanno parte della sua piena definizione, e il mondo è fatto della medesima stoffa del corpo.
Merleau- Ponty, L'occhio e lo spirito