Vi racconto mio padre, sopravvissuto ad Auschwitz
La Shoah ha dimostrato che gli esseri umani sono capaci di tutto, proprio di tutto, ed è per questo che essa continua ancora a interrogarci. L’Onorevole Fiano rivolgendosi agli studenti delle classi quinte dell’IIS Lagrange, nell’incontro del 4 aprile 2022, si è soffermato sul concetto di Shoah; ha trattato con stile divulgativo e comunque realistico il tema dell’Olocausto, senza soffermarsi sulla storia di un unico personaggio ma piuttosto su diverse testimonianze ed eventi significativi vissuti dalla sua famiglia. Molti di questi ricordi sono descritti nel suo libro Il profumo di mio padre. In uno dei passaggi più sentiti afferma:
Noi figli dei sopravvissuti alla camera a gas di Birkenau non siamo normali. Lo sa bene la mia amata moglie e lo sanno i miei figli, e forse le mogli di tutti i figli della Shoah e i loro amati figli. Come prima le nostre madri o padri. Noi non abbiamo ascoltato solo parole dolci e tenere dai nostri padri, non solo favole ci è capitato di ascoltare, ma il silenzio impastato di lacrime e urla.
Gli studenti hanno ascoltato con attenzione le parole di Fiano e hanno posto alcune domande: hanno chiesto ad esempio, come aveva fatto suo padre a sopravvivere. Fiano è riuscito a spiegare in modo chiaro e interessante il complesso fenomeno della Shoah, facendo riflettere su quello che è successo e spiegando come la mente umana possa aver pensato e messo in atto interventi così disumani contro i suoi simili, nel continente Europa. L’evento si è concluso con una riflessione sull’indifferenza, definita la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c'è limite all'orrore.
L'indifferente è complice. Complice dei misfatti peggiori. I ragazzi hanno compreso la grandezza del messaggio che richiama tutti al dovere morale, di non voltarsi dall’altra parte quando qualcuno chiede aiuto. In tal senso occorre sempre interrogarsi per capire cosa è successo allora, perché e come potrebbe accadere di nuovo.
Il Dirigente scolastico, professor Federico Militante, ha infine incontrato e ringraziato l’onorevole invitandolo a gustare un delizioso dessert realizzato dagli studenti della scuola di pasticceria.
Articolo della professoressa Liliana Malacrida, che ha organizzato l’incontro
Le nostre memorie, i nostri profumi
Dopo l’incontro con il deputato Fiano, nell’aprile del 2022, gli studenti di 4ALSA, con la guida della professoressa di Italiano Elisabetta Oggioni, hanno scritto alcuni testi sul valore del ricordo in ambito familiare. Ecco qualche estratto dai lavori degli studenti.
I racconti di mio nonno prigioniero in Africa
Nel mio caso so, grazie a mia nonna, che il mio bisnonno è stato costretto a partecipare alla seconda guerra mondiale all’età di 19 anni, quando l’Italia è entrata in guerra nel 1940. Il mio bisnonno era molto leale nei confronti delle decisioni prese dal suo Paese, ma essendo cattolico praticante, gli risultava difficile fare il soldato, infatti ha sempre dichiarato di non aver mai sparato a nessuno. Nel 1941 è stato preso prigioniero in Africa, insieme a tutto il suo gruppo, durante lo scontro con gli inglesi, prima sono stati trasferiti in Germania dove per strada, la popolazione li insultava sputando loro addosso. Poi venne trasferito alle Hawaii, in un campo di prigionia, dopo un lungo viaggio in nave ,dove l’igiene era pessima e le persone che nel frattempo morivano, venivano gettate in mare. Qui erano obbligati a lavorare, il mio bisnonno ha avuto la fortuna di lavorare in cucina per gli ufficiali così non ha mai avuto problemi con il cibo e ha sempre detto che venivano trattati abbastanza bene.
La cosa più brutta è che non poteva avere contatti con i parenti in Italia, non poteva né comunicare sue notizie e né sapere se i familiari erano ancora in vita. Ci rimase fino al termine della guerra, circa 4 anni, dopodiché sono stati tutti imbarcati su una nave per l’Italia, il viaggio durò circa tre mesi. Anche se i motivi e le situazioni sono diverse, posso paragonare l’esperienza del mio antenato con quella del papà dell’onorevole Fiano, in quanto erano due ragazzi di 19 anni inesperti, sottomessi, non conoscevano la loro destinazione, sono stati separati dai loro familiari e hanno assistito a molte atrocità. Inoltre sono riusciti a sopravvivere grazie all’impiego che hanno trovato nei loro campi di prigionia uno facendo l’interprete e l’altro cucinando per gli ufficiali
Per me è giusto che si raccontino le storie dei nostri avi per essere a conoscenza del nostro passato e soprattutto, devo ringraziare mia nonna che mi ha permesso di sapere meglio come sono andate le cose in quel periodo.
Viola Rivera (4ALSA)
Mio nonno scappato da Pola a Napoli
Nella mia storia familiare ho potuto apprendere varie testimonianze che in maniera proporzionale mi hanno fatti calare nel personaggio di Emanuele Fiano. Mio nonno è dovuto scappare da Napoli, fino a Milano, insieme a suo padre ma non per motivi razziali, mentre il padre di mia nonna è morto per decimazione mentre scappava da Pola, appena conquistata dagli austriaci. Ogni volta che mia nonna mi racconta questo episodio leggo nei suoi occhi lacrimanti l’amore verso suo padre, più o meno lo stesso che provava Fiano con il profumo di suo padre. La resistenza opposta da lui e gli altri sono un esempio di patriottismo, e fa parte della storia nazionale di un paese: l’Italia che ha fondato la propria storia sulla ribellione verso i popoli occupanti. Questa storia nazionale sta andando sempre più perdendosi ed è fondamentale ricordare sia i primi anni del ‘900, ma anche tutto l’800 per non dimenticare ciò che hanno fatto le generazioni precedenti e per cosa hanno combattuto. Personalmente mi sento parte di questa storia nazionale e cerco di integrarmi sempre più, leggendo testimonianze è libri storici riguardanti quel periodo.
Daniele Giribuola (4ALSA)
L’infanzia dei miei genitori sotto la dittatura di Fujimori in Perù
Parlando con i miei genitori di questi fatti, mio padre mi raccontò di come all'inizio della sua adolescenza, in Perù, si visse una situazione simile: il presidente di quell epoca era Keiko Fujimori che rimase in carica per dieci anni, dal 1990 al 2000 circa.
Keiko Fujimori arrivò ad avere quasi gli stessi poteri di un dittatore durante il suo secondo mandato infatti, approfondendo poi con mia madre, mi spiegò che per controllare la prole, che in quella parte delle Ande era molto numerosa, Fujimori invece di attuare un piano di educazione e aiuto familiare e di prevenzione,per risparmiare soldi, attuò un piano di sterilizzazione forzata sulle donne Andine. Fujimori, per non avere poi ripercussioni legali, approfittò dell' analfabetismo delle persone andine, facendo firmare loro un contratto con il quale, non essendo molti di loro in grado di leggere , autorizzavano il governo a farsi sterilizzare. I metodi usati per l'operazione erano molto insicuri e Fujimori, per risparmiare ulteriormente, usò sedativi per animali come anestetizzante. Da queste oppressioni e dal regime dittatoriale si creò il gruppo terrorista "Sendero Luminoso" il quale per forma di protesta, attaccò tutti i centri abitati, facendo saltare i pali della luce , assaltando centri pubblici e incitando al vandalismo e alla criminalità. Infatti mio padre e mia madre, quando andavano a scuola e quando tornavano a casa, dovevano stare attenti, perché il Sendero Luminoso sequestrava i bambini per poi addestrarli al fine dei piani del dittatore.
Santiago Carhuaz
Mio bisnonno in Eritrea
Secondo l'esperienza di mio bisnonno, che era soldato italiano nel 1935 e si trovava in Eritrea, allora colonia italiana, accaddero molti episodi di guerriglia.Tuttavia l'influenza nazista e fascista era molto minore come provano alcune testimonianze che gli ebrei non ricevettero lì, in Eritrea, nessun danno, non c'è stata nessuna persecuzione per gli ebrei perché in quegli anni erano in atto anche le rivolte contro l'Etiopia, che voleva l'Eritrea come sbocco sul mare, e non volevano sprecare truppe in combattimenti inutili.
Yonas William Ghebreslassie
L’importanza della memoria
Tramandare i fatti riguardanti tragedie storiche vissute dai propri predecessori secondo noi è molto importante per permettere alle generazioni future di non fare gli stessi errori.
Clarence Macasaet (4ALSA)
La storia di un figlio
È stata la prima volta che la storia mi è stata raccontata dalla parte di un figlio, che non aveva vissuto la persecuzione, ma aveva imparato a conoscerla attraverso le parole di un padre.
Devo dire che mi ha molto colpito, è stato un modo diverso di pensare alle conseguenze di quel periodo, le emozioni che mi ha provocato sono state diverse, come sempre ho provato: tristezza, incredulità, paura e persino odio ma questa volta si sono aggiunti anche orgoglio e desiderio di protezione.
Orgoglio: per la forza di un uomo che è tuo padre. Per un figlio il padre è sempre uno specie di supereroe ma ad un certo punto non lo è più solo nella tua immaginazione, quell’ uomo non indossa un mantello e non vola, diventa il tuo eroe perchè ha indossato con dignità un pigiama a righe.
Protezione: quello che ad un certo punto diventa il tuo desiderio più grande, il tuo papà ti ha protetto da tutto questo e tu vorresti solo poter fare altrettanto, un sentimento che ti lega a lui e di conseguenza ai tuoi figli, nella maniera più profonda che esista
Credo fortemente nell’importanza di queste testimonianze, soprattutto di quelle tramandate.
Non dobbiamo dimenticare, l’uomo è propenso a dimenticare molto facilmente, basta pensare alla situazione che stiamo vivendo. Troppo presto ci siamo dimenticati di quei momenti in cui abbiamo avuto paura di morire, di perdere i nostri cari, ci siamo dimenticati di quanto eravamo uniti quando tutti quanti volevamo la stessa cosa: guarire e sconfiggere quel virus che ci ha così violentemente attaccati.
Con gli anni non ci saranno più testimonianze dirette, almeno non più quelle verbali e quindi questi racconti di storia quotidiana, anche se vissuti indirettamente,sono assolutamente necessari per costruire un futuro diverso, quando ciò non dovrá mai più accadere. Servirá anche per sapere come hanno reagito le persone prima di noi ai drammi della storia, per imparare a sopravvivere, a sacrificarci e ad amarci di più.
Personalmente mi sento particolarmente inserito in questo contesto perchè nella mia famiglia c’è stata una persona che ha scelto di sacrificarsi per proteggere i più deboli e per combattere le ingiustizie, il mio prozio Angelo Bocchi, che è morto il 26 aprile 1945 ucciso dai tedeschi, scappato due volte dopo l‘arresto, si è nascosto per mesi nel fienile dei mie nonni. Non era ebreo, poteva non subire la piaga della persecuzione, ma ha scelto di aiutare i partigiani perché credeva in un ideale di giustizia e libertà. Ora solo il suo nome, su una statua in provincia di Brescia, testimonia ciò che ha fatto ma ci siamo io, mia madre, mia nonna e forse i miei figli che ricorderanno e tramanderanno la sua storia e, devo essere sincero, lo faccio con orgoglio e non voglio che il suo sacrificio venga dimenticato.
Molti fatti di quel periodo fanno paura, più delle torture fisiche però, terrorizzano quelle mentali: togliere la dignità e la volontà ad una persona è come strappargli l’anima, se poi le togliamo anche la memoria, non resta neanche un essere umano.
Nel libro 1984 di Orwell, letto di recente in classe, è il fatto che mi ha colpito di più: racconta di un partito che per vincere definitivamente e comandare su tutto e tutti, imparando dagli ‘errori’ del passato, ha deciso di cancellare la memoria delle persone e la volontà di pensare e parlare, perchè se una persona muore, amando il suo nemico e dimenticando persino che è il suo nemico, una ribellione non potrà mai più nascere, ma come puoi considerarti vivo senza i tuoi ricordi e la libertà di pensiero e parola?
Io e i miei compagni abbiamo istintivamente collegato tutto e ancor più di prima ritengo che sia assolutamente necessario raccontare, mostrare, discutere, far valere le proprie ragioni e opinioni e che tutti, ma proprio tutti hanno il diritto di farlo sempre e dovunque, chi ha subito direttamente e indirettamente ma anche chi ne è venuto a conoscenza e vuole esprimere la propria opinione, per noi è il solo modo per continuare a non considerarci semplici esseri umani, ma persone con una dignità, un cuore e un’anima.
Michael Oleari (4ALSA)