La vita di una bambina durante il periodo fascista

INTERVISTA AD ANTONIA PISONI

La vita di una bambina durante il periodo fascista

4 MARZO 2021
ZAPPAROLI CHRISTIAN
5^BL

la paura di una bambina

Intervista ad Antonia Pisoni

Zapparoli Christian

In questa intervista chiederemo ad Antonia cosa ricorda dei tempi della seconda guerra mondiale, così potremo conoscere il punto di vista, le emozioni, i pensieri, e i ricordi impressi nella memoria di una bambina qualsiasi del nord Italia

Chi è Antonia?

Antonia è una signora di quasi 91 anni nata l’11 agosto 1930 a San Stino di Livenza, in provincia di Venezia. Ha vissuto fino all’età di 18 anni in questo paesino, fino poi a trasferirsi a Milano, e durante la seconda guerra mondiale si trovava nel pieno della sua adolescenza.

San Stino di Livenza

S. Stino, nella storia è sempre stata vittima di eventi bellici, invasioni e saccheggianti. Per esempio venne invasa e saccheggiata dalle truppe Austriache durante l’avanzata fino al Piave.

Durante la seconda guerra mondiale non fu colpita come Milano o altre grandi città, però fu comunque vittima di bombardamenti e invasioni naziste.

In questa intervista ad Antonia, sentiremo le sue testimonianze proprio su alcuni di questi avvenimenti.

LA VITA DI UNA BAMBINA DURANTE LA GUERRA

Durante gli anni della guerra lei era una ragazzina, si ricorda cosa faceva in quel periodo?

Si mi ricordo bene, a nove anni imparavo ad andare a cucire da una signora, come ogni bambino imparavo un mestiere. Poi aiutavo anche i miei genitori a casa.”

Secondo Mussolini la scuola aveva un ruolo fondamentale perché aveva il compito di forgiare le future menti fasciste. Lei è andata a scuola? Si ricorda come era organizzata?

Si, io e i miei fratelli siamo andati a scuola fino alla quinta elementare. Allora eravamo una classe mista di maschi e femmine, tutti con la divisa, e avevamo un’unica maestra molto brava”

Mussolini nel 1923 definì la riforma Gentile: la più fascista delle riforme. Questa fu effettuata da Giovanni Gentile, intellettuale italiano, che lavorava come ministro dell’istruzione fascista. Questa riforma prevedeva dei forti cambiamenti sia a livello didattico che di organizzazione istituzionale. Infatti i professori iniziavano a dipendere dallo stato e non più dal proprio comune, inoltre ci fu la distinzione per l’insegnamento di licei, istituti tecnici, e istituti professionali. Questa riforma aveva come scopo quello di forgiare le menti dei giovani italiani, in modo tale che crescessero devote alla patria e con un forte spirito nazionalista e fascista.

 I RICORDI DI ANTONIA IN PRIMA PERSONA

La sua famiglia ha avuto un ruolo particolare durante la guerra? Cosa facevano i suoi genitori?

No, i miei fratelli erano tutti più piccoli di me, due maschi e una femmina, mentre mio papà lavorava un pezzetto di terra del nostro padrone di casa. Non aveva nessun lavoro particolare, lavorava nel vigneto e nell’orto dove si coltivavano patate e zucche.”

Nel primo dopoguerra italiano la condizione rurale era disastrosa. Si iniziò a produrre oltre il 50% in meno di grano, e questo vide un forte aumento dell’importazione. Con l’avvento del regime fascista, si videro attuare moltissime politiche conservatrici, infatti Mussolini iniziò la famosa battaglia del grano, con lo scopo di avere solamente una produzione interna. Per esempio, avviò delle opere di bonifica nel territorio dell’Agro Pontino, proprio per ampliare i terreni coltivabili (famosissimi sono i video e le immagini dell’Istituto Luce che lo ritraggono durante la trebbia del grano proprio nell’Agro Pontino).

Oggi per i ragazzini è normale trovarsi nel pomeriggio per giocare e stare insieme, lei aveva questa possibilità?

Allora quando c’era Mussolini bisognava fare ginnastica, al sabato mattina si andava a scuola mentre al pomeriggio facevamo ginnastica al campo sportivo. Era anche bello perché si faceva un po’ di sport e mi divertivo.”

Con la riforma Gentile si diede un’enorme importanza al rendimento fisico, con un significante aumento delle ore di educazione fisica nelle scuole, in particolare vennero introdotte due ore settimanali, in aggiunta ad attività extrascolastiche. Inoltre gli insegnanti di ginnastica vennero inseriti nel consiglio dei professori. Questo portò inevitabilmente al bisogno di insegnanti preparati, perciò nacquero le scuole superiori di educazione fisica. Il valore dello sport fu fortemente incentivato dal movimento fascista, perché avevano lo scopo di educare i corpi dei futuri Italiani fascisti che avrebbero avuto il compito di difendere la patria.

Sa se c’erano Partigiani nel suo paese? Per caso li conosceva?

Non li conoscevo però so che c’erano. Mi ricordo che una volta dei Partigiani hanno impiccato in mezzo agli alberi dei tedeschi. C’era questo posto che chiamavamo “il morer delle anime”, proprio perché gli avevano impiccati li.”

Quando è stata annunciata la guerra, si ricorda cosa avete pensato e cosa provava la gente nel suo paese?

Beh avevamo paura perché c’erano anche i bombardamenti. Una volta hanno bombardato anche la ferrovia del paese e ci sono stati molti feriti. Poi non mi ricordo bene perché ero giovane e non pensavo tanto a quello diciamo.”

Se ci ripensa adesso, mi saprebbe dire come si viveva e quali erano le condizioni di vita?

Era la miseria. In giro c’era la miseria allora. Non c’era niente. Infatti a 18 anni sono partita dal Veneto per venire a qui a Milano perché li non c’era niente.”

Il 18 dicembre 1935 Mussolini istituì “la giornata della fede”, nella quale gli italiani furono chiamati a donare l’oro allo stato. Questa campagna si chiamava “oro alla patria” e serviva per finanziare le guerre e le politiche estere. Si ricorda se la tua famiglia ha partecipato?

“Si senz’altro. Mia mamma ha anche dato la fede per la guerra. Allora le donne sposate dovevano dare la fede.”

EVENTI PARTICOLARI E SINGOLARI

Ricorda se nel suo paese sono mai arrivati i Tedeschi? E se si, ricorda qualche evento particolare?

Si si c’erano, eccome. Andavano a caccia di ragazzi che non avevano fatto i militari. Mi ricordo un ragazzo che l’hanno picchiato in un fosso. Poi sono andati a casa dei nonni, che erano nostri vicini di casa, lui viveva con loro e hanno sparato ammazzando tutto il pollame. Era proprio come se andassero a caccia…

Una mattina mi ricordo che ci siamo alzati e abbiamo visto che nel fiume che avevamo li, da una parte c’erano i fascisti e dell’altra i Partigiani.”

Ricorda qualche altro evento particolare che l’ha segnata?

Si mi ricordo che alla mattina alle 11, vedevamo gli aerei che andavano in flotta a bombardare in Germania, poi verso le 3 tornavano indietro. Una volta ne è caduto uno perché la contraerea gli ha sparato. Poi il pilota si è buttato col paracadute ma ha fatto in tempo a scappare. Mi ricordo anche che Pippo veniva a mitragliare per le strade, non so perché lo chiamavamo Pippo, però era un aereo piccolo che volava a bassa quota. Una volta ha ammazzato tre fratellini che erano a pascolare le pecore in campagna, li ha ammazzati tutti e tre… Io lavoravo dalla sarta, allora abbiamo fatto i vestitini tutti bianchi per il funerale. Una volta invece eravamo in chiesa perché stavano mitragliando e ci siamo rifugiati, quando siamo usciti abbiamo visto che avevano preso un uomo che andava a cavallo.

Come facevate a difendervi dai bombardamenti e da “Pippo”?

Di bombardamenti nel mio paese ce ne sono stati pochi, però venivano spesso a mitragliare. Mio papà con un altro signore avevano fatto una specie di bunker, lontano dalle case, in cui andavamo a nasconderci proprio quando mitragliavano. Mia mamma, poverina, non ha mai voluto venire fuori di casa perché aveva paura. Passavano spesso di notte, bisognava stare chiusi e non accendere le luci.”

Essendo una bambina, si rendeva conto di quello che succedeva? Cosa provava?

Era brutto. I miei fratelli erano tutti più piccoli e si nascondevano per la paura che li portassero via, e anche loro, con mio papà, andavano a nascondersi. Noi avevamo PAURA, tanta paura. Poi quella volta in cui sono venuti i tedeschi a cercare dei ragazzi, non so per che cosa, avevamo molta paura. Venivano in casa ed eri sempre lì con la paura che succedesse qualcosa.”

Si ricorda come vi siete accorti che la guerra era finita? C’è stato qualche evento in particolare che ve lo ha fatto capire? E come avete reagito?

Ce ne siamo accorti con l’arrivo degli Americani, che dalla Venezia passavano e andavano sulla provinciale. Buttavano cicche e caramelle ed eravamo contenti perché almeno era finita.”

Il 25 aprile del 1945 avvenne la definitiva liberazione d’Italia dalla dittatura fascista. In particolare, San Stino di Livenza, fu liberata dai nazisti il 26 aprile. Inglesi e Americani liberarono i campi di concentramento in tutta Europa, e nel nord Italia importantissime furono le azioni dei Partigiani. Lo stesso giorno Mussolini tentò la fuga in Svizzera con la sua amante, ma venne catturato e ucciso da un gruppo di partigiani. Possiamo dire quindi che quel giorno venne restituita a migliaia di persone una nuova vita, e donata libertà e speranza. Soldati ritornarono a casa dalle famiglie, prigionieri si incamminarono verso casa, e tutte quelle atrocità terminarono.

LA STORIA DI AMEDEO BRAMBILLA IL MARITO DI ANTONIA

Conosceva delle persone o aveva amici che sono state deportate?

No, quello no. Mio marito è stato deportato, però ero più grande quando l’ho conosciuto. Mio marito ha fatto 7 anni di guerra, era marinaio nei sommergibili. Poi è stato deportato in Germania, ha fatto un anno di prigionia in un campo di concentramento. Non sapeva neanche dove si trovasse, ma poi per fortuna è tornato a casa sano e salvo. È andato via a 18 anni e ne aveva 26 quando è tornato a casa… Allora però non lo conoscevo, l’ho conosciuto qua a Milano.”

Si ricorda se le ha raccontato qualcosa di particolare sulla guerra, ha qualche oggetto che ricorda quel periodo?

Si si, mi ha raccontato tante cose. Una volta lo avevano ricoverato all’ospedale militare prima che andasse in missione perché era stato male per le tonsille. Quando è partito per la base, mi sembra che fosse a Bordeaux in Francia, il sommergibile era partito, e doveva esserci su anche lui. Quel sommergibile non è più tornato perché lo hanno bombardato e sono morti tutti. Si è salvato per le tonsille. Poi è stato anche tanto in Germania, ho le fotografie. Ho anche un libro della Marina che racconta proprio la storia del suo comandante e del suo sottomarino, dove ci sono anche delle foto di Amedeo e i suoi compagni.”

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