Alla Scala a vedere Anna A.
Giovedì 12 dicembre 2025 la 5A dell’indirizzo Elettronica e Informatica, la 5C Informatica, 5A di Meccanica e Meccatronica e la 5A Liceo Scientifico Scienza Applicate hanno avuto l’opportunità di assistere, al Teatro alla Scala, alla nuova opera di Silvia Colasanti, Anna A., su libretto di Paolo Nori. Un’esperienza intensa e profondamente formativa, che ha guidato studenti e docenti dentro la vita e la voce di una delle più grandi poetesse del Novecento: Anna Achmatova.
L’opera ripercorre un arco di oltre cinquant’anni, dal 1911 – quando Anna comprende di essere poetessa – al 1966, anno della sua morte. Al centro del racconto c’è uno dei momenti più drammatici della sua esistenza: l’arresto del figlio Lev nel 1938 e i lunghi mesi passati in fila davanti al carcere delle Croci di Leningrado. Da quel dolore nascerà il Requiem, ciclo poetico clandestino, affidato alla memoria degli amici perché il potere non potesse distruggerlo: un atto di resistenza affidato alla parola.
Colasanti traduce questa tensione tra poesia e censura in una musica densa, lirica e drammatica, in cui convivono due figure di Anna – attrice e soprano – e un coro di voci che rievoca amori, amicizie e tragedie del mondo culturale russo: Cvetaeva, Pasternak, Berberova, Mandel’štam. L’orchestra diventa voce interiore: violini che evocano la protagonista, richiami alla musica popolare russa, un valzer che si fa satira funebre del potere staliniano.
Uno dei momenti più forti è l’apparizione del Potere, figura allegorica e senza tempo che richiama la scena del Grande Inquisitore dei Fratelli Karamazov. Qui la musica si spezza, si fa ossessiva: un monito sui meccanismi eterni dell’autoritarismo.
Anna A. è stata più di uno spettacolo: è stata una lezione viva su come arte, memoria e coraggio possano sfidare l’oppressione. La storia di Achmatova – madre, artista, donna capace di resistere con ferma umiltà – ha parlato a ognuno di noi con una forza che supera il tempo e le frontiere. Un’esperienza che ha mostrato ai ragazzi come il teatro musicale possa essere non solo intrattenimento, ma anche testimonianza, riflessione e responsabilità.
Articolo della professoressa Cristina Bignami






